Il Monte Berico non delude le attese e sulle dure rampe che portavano all’arrivo l’atleta dell’AG2R Citorën è riuscito a fare la differenza con una progressione micidiale. Secondo posto per Tobias Halland Johannessen (Uno-X), terzo per Florian Vermeersch (Lotto Dstny)

Era mercoledì, ma non sembrava. Una marea di gente è arrivata sulle pendenze del Monte Berico, tra portici e scale, per applaudire i corridori nella 86ª edizione del Giro del Veneto e questi hanno risposto presenti. Ad imporsi sotto la linea del traguardo, posta a metà Monte Berico, appena prima della rampa finale, è stato Dorian Godon (AG2R Citroën), che con un’accelerazione secca non ha lasciato scampo agli avversari. Il talentuoso norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X) ha chiuso al secondo posto, mentre Florian Vermeersch (Lotto Dstny) si è piazzato al terzo posto. Dal 1909, anno della prima edizione, ad oggi, mai un francese era riuscito a vincere il Giro del Veneto, e allo stesso tempo è la prima volta che sul podio non ci sale nemmeno un italiano

Dopo il via da Tombolo, dopo qualche scaramuccia, sono andati via 6 corridori: Stan Dewulf (AG2R Citroën Team), Davide De Cassan (Eolo Kometa), Brent Van Moer (Lotto Dstny), Joey Rosskopf (Q36.5 Pro Cycling Team), Jonas Abrahamsen (Uno-X) e Michael Belleri (Biesse – Carrera), i quali sono arrivati a guadagnare fino a circa 4 minuti sul gruppo.

L’assaggio di colli Euganei, col GPM di Teolo, e poi la dorsale berica con Villaga, Grancona e Brendola, non hanno scremato più di tanto il gruppo e solo il Monte Berico ha cominciato davvero a mettere fatica sulle gambe dei corridori. I fuggitivi sono stati riassorbiti a 7 km dall’arrivo, col gruppo comunque ancora forte di una cinquantina di unità. La UAE Team Emirates ha provato ad aprire la strada a Marc Hirschi negli ultimi 500 metri del Monte Berico, ma il colpo dello svizzero, vincitore dell’ultima Veneto Classic, è rimasto in canna, e come una molla è invece uscito Godon, che ha regalato alla Francia il primo storico successo in 86 edizioni.

Per il transalpino classe 1996 si tratta dell’ottavo successo in carriera, tra i quali spicca la Freccia del Brabante dello scorso aprile: “Ci siamo mossi perfettamente, con Dewulf in fuga abbiamo potuto attendere gli ultimi 5 km per piazzarci davanti e cominciare a lavorare davvero – ha detto Godon -. A due giri dalla fine ho capito che mi sentivo molto pimpante, così ho chiesto a Cosnefroy di poter provare a fare la mia corsa. Ho avuto il via libera e nel finale ho fatto uno sforzo di 50 secondi al massimo che mi ha portato alla vittoria. Sono un corridore abbastanza esplosivo ed è una caratteristica che coltivo molto anche in allenamento, ma l’altro giorno alla Parigi-Tours non mi sentivo per nulla bene ed era difficile immaginarsi un epilogo così oggi. Questo sport è davvero imprevedibile. Vincere la Veneto Classic? Perché no, correre in Italia mi piace. Però il percorso mi sembra forse un po’ troppo duro per le mie caratteristiche, ma con anche Cosnefroy e Vendrame proveremo a dare battaglia”.

Johannessen è uno dei talenti più puri del gruppo, ha vinto il Tour de l’Avenir nel 2021 e in questo finale di stagione ha inanellato un piazzamento dopo l’altro: “Mi è mancato qualcosina nel finale – ammette il 24enne scandinavo -. Ho perso le ruote dei miei compagni di squadra proprio nel finale, così mi è toccato rimontare e non sono riuscito a competere per la vittoria. Il secondo posto è comunque positivo, e ora c’è l’ultima chance domenica alla Veneto Classic, dove puntiamo alla vittoria. È bello chiudere la stagione qui, con questo bel pubblico e queste giornate splendide. A casa mia, in Norvegia, in questo momento sono -2 gradi. Sto meglio qui…”.

Il suo coetaneo Florian Vermeersch è invece un corridore che si esalta nelle classiche del nord, come conferma il secondo posto alla Parigi-Roubaix. Anche le pendenze di Monte Berico, a quanto pare, gli sono piaciute: “La forma è molto buona e oggi ne ho avuto la conferma – ammette il fiammingo -. Avevo detto alla squadra che volevo rimanere coperto e provare a fare la salita finale in rimonta, con una velocità maggiore, l’ho fatto alla perfezione, ma ho semplicemente trovato due corridori più forti. Questa è una Regione bellissima e ad ottobre vado solitamente molto forte, quindi non c’era motivo per fermarsi prima. La Serenissima Gravel? Sarò uno dei corridori maggiormente osservati, ma spero venga fuori una gara molto divertente”.